Dossier Mercato Unico
Sommario

2.1. Strategia UE per il Mercato Unico: obiettivi e sfide
Il Mercato Unico è il pilastro dell’economia europea, ma oggi non sfrutta tutto il suo potenziale. Persistono barriere regolatorie, frammentazione dei servizi e procedure complesse che rallentano imprese e PMI. La nuova strategia della Commissione mira a rimuovere questi ostacoli, digitalizzare i processi e rafforzare, creando uno spazio economico più integrato, competitivo e adatto alle sfide globali.
Il Mercato Unico è da oltre trent’anni uno dei principali motori dell’integrazione europea. Ha favorito la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e nuove opportunità per imprese e cittadini. Secondo le stime, ha contribuito a un aumento del 3,4% PIL dell’Unione Europea e alla creazione di più di 3,6 milioni di posti di lavoro.
Oggi, il contesto internazionale è profondamente cambiato: instabilità geopolitica, transizione ecologica e digitale, e una concorrenza globale sempre più intensa pongono nuove sfide. In questo scenario, un Mercato Unico non pienamente funzionante rischia di diventare un ostacolo anziché un vantaggio per la competitività europea
Per affrontare queste sfide, l’Unione Europea ha avviato una revisione strategica, culminata nella nuova strategia per il Mercato Unico presentata a maggio 2025. Questa strategia, articolata in nove aree di intervento, si concentra su tre problemi principali:
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Barriere persistenti alla libera circolazione
Le cosiddette “Terrible Ten” sono dieci ostacoli pratici che limitano la circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Tra questi: regole di prodotto superate, ritardi nella definizione di norme tecniche, frammentazione delle leggi tra i Paesi, difficoltà nel riconoscimento delle qualifiche professionali, restrizioni territoriali nel commercio al dettaglio e procedure complesse per il distacco temporaneo dei lavoratori. Queste barriere aumentano i costi, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), e riducono l’efficacia del Mercato Unico. -
Applicazione disomogenea delle regole comuni
In molti casi, le norme europee non vengono applicate in modo uniforme nei diversi Stati membri. Questo crea incertezza giuridica e ostacola la fiducia reciproca tra imprese e autorità nazionali. -
Mancanza di strumenti di governance efficaci
Per evitare nuove frammentazioni, la Commissione Europea propone una strategia annuale per migliorare l’applicazione delle regole, la nomina in ogni Stato membro di un referente nazionale per il Mercato Unico, e se necessario, l’adozione di una legge specifica per prevenire nuove barriere. Questi strumenti mirano a rafforzare la gestione del Mercato Unico e a garantire che le regole siano rispettate in modo coerente in tutta l’Unione.
Per evitare nuove frammentazioni, la Commissione propone un piano annuale per migliorare l’applicazione delle regole comuni, la nomina in ogni Stato membro di un referente nazionale per il Mercato Unico e, se necessario, l’adozione di una legge per prevenire la creazione di nuove barriere. Si tratta di strumenti pensati per rafforzare la gestione condivisa del Mercato Unico e garantire che le norme siano rispettate in modo uniforme in tutta l’Unione.
Questa visione è parte di un disegno più ampio, che mira a trasformare il Mercato Unico in una vera e propria infrastruttura strategica per la crescita, la resilienza e la leadership tecnologica dell’Europa. Le iniziative in campo, dalla semplificazione normativa alla digitalizzazione, dal sostegno agli investimenti alla governance rafforzata, non sono interventi isolati, ma tasselli di un’unica visione integrata.
In questo quadro, il Rapporto Letta e il Rapporto Draghi rappresentano due prospettive complementari della stessa ambizione. Letta guarda “dentro” il Mercato Unico, proponendo di rimuovere barriere, armonizzare le regole e introdurre strumenti come la Quinta Libertà e il 28° regime per semplificare la vita delle imprese. Draghi, invece, guarda “fuori”, concentrandosi sulla capacità dell’Europa di competere a livello globale, con politiche industriali più flessibili, investimenti massicci e un forte sostegno ai settori strategici.
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2. Il Mercato Unico del Futuro: visione e integrazione
2.2. Rapporto Letta: proposte per le PMI e la crescita europea
Il Mercato Unico europeo sta attraversando una fase di profondo cambiamento, spinta da tre fattori principali: l’instabilità geopolitica, le transizioni verde e digitale e una concorrenza globale sempre più intensa. In questo contesto, il Rapporto Letta, pubblicato nell’aprile 2024 su richiesta del Consiglio europeo e della Commissione, delinea un’agenda operativa per superare frammentazioni e vincoli che frenano crescita, innovazione e sicurezza economica.
Il Rapporto Letta nasce dalla necessità di superare le barriere che ancora ostacolano il pieno funzionamento del Mercato Unico europeo. Nonostante i progressi compiuti, settori strategici come finanza, energia, comunicazioni elettroniche e sanità continuano a presentare forti elementi di frammentazione, con un impatto diretto sulla competitività dell’Unione.
Settore Finanziario
La frammentazione dei mercati impedisce all’Unione Europea di sfruttare appieno i 33.000 miliardi di euro di risparmio privato, gran parte dei quali rimane inattivo sui conti correnti o viene investito all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, invece di sostenere la crescita europea. Per invertire questa tendenza, il Rapporto Letta propone la creazione di una Savings and Investments Union, evoluzione della Capital Markets Union, con l’obiettivo di canalizzare una quota significativa di questi risparmi verso investimenti produttivi all’interno dell’UE.
Tra le misure più innovative spicca l’introduzione di un prodotto europeo di risparmio a lungo termine, con iscrizione automatica, pensato per incentivare la partecipazione dei cittadini e orientare le risorse verso l’economia reale. A questo si affianca la riforma degli ELTIF (European Long-Term Investment Funds) i fondi europei per investimenti a lungo termine, che dovrebbero diventare più attrattivi grazie a una revisione del loro funzionamento e a incentivi fiscali nazionali. Infine, viene rilanciata l’idea di un safe asset europeo, un titolo comune sicuro emesso dall’UE, ispirato all’esperienza positiva di NextGenerationEU, per offrire agli investitori un punto di riferimento stabile.
Settore Energetico
Dopo le crisi del 2022 e 2023, emerge la necessità di una pianificazione su scala europea, con un aumento del budget del Connecting Europe Facility – Energy e procedure più snelle per l’accesso ai fondi. Per semplificare ulteriormente, si propone la creazione di una Clean Energy Delivery Agency, uno sportello unico incaricato di coordinare programmi, incentivi e autorizzazioni, riducendo la burocrazia che oggi ostacola imprese e amministrazioni.
Settore Difesa
Il tema della difesa è affrontato con proposte che puntano a costruire filiere più stabili e innovative. Tra queste, la creazione di una Defence Support Line attraverso il Meccanismo Europeo di Stabilità e l’emissione di Eurobond per la difesa, con il coinvolgimento della BEI per cofinanziare tecnologie e capacità industriali strategiche. L’obiettivo è garantire una domanda prevedibile, stimolare la ricerca e favorire applicazioni sia civili sia militari.
Comunicazioni Elettroniche
Il Rapporto sottolinea l’urgenza di superare la frammentazione attuale, passando da 27 mercati nazionali a un vero mercato unico. Ciò richiede l’armonizzazione delle regole, il consolidamento transfrontaliero degli operatori e una gestione coordinata dello spettro radio. Si propone anche un aggiornamento delle norme sulla neutralità della rete, tenendo conto delle nuove esigenze legate al 5G e all’edge cloud. L’obiettivo è creare operatori con scala europea, capaci di offrire connettività più efficiente, servizi digitali avanzati e costi più contenuti per imprese e cittadini.
Settore Sanitario
Il Rapporto propone di rafforzare la produzione interna di principi attivi e farmaci essenziali, semplificare i trial clinici multi-Paese e ampliare gli acquisti congiunti oltre i vaccini. Si suggerisce la creazione di un fondo europeo di garanzia per farmaci innovativi e l’attuazione dello European Health Data Space, per rendere interoperabili i sistemi nazionali e favorire ricerca e pianificazione.
Uno dei principali ostacoli per le imprese europee è il gold plating, ossia l’aggiunta di vincoli nazionali alle direttive UE, che rende le norme più onerose e disomogenee, penalizzando il Mercato Unico. Per superarlo, il Rapporto Letta propone di rilanciare il metodo Delors, basato su armonizzazione delle regole essenziali e riconoscimento reciproco per gli aspetti procedurali.
Accanto a ciò, introduce l’idea di un Codice Europeo delle Imprese (“28° regime”), un quadro giuridico opzionale, uniforme e semplificato, utile soprattutto alle PMI per ridurre costi e incertezze e favorire l’accesso ai mercati UE.
Un altro pilastro è la digitalizzazione delle procedure tramite strumenti come il Single Digital Gateway e il Digital Identity Wallet, per ridurre burocrazia e duplicazioni, garantendo il principio “once only” nella gestione dei dati.
Infine, il Rapporto Letta propone un’ulteriore innovazione concettuale: l’introduzione di una Quinta Libertà, da affiancare alle quattro libertà fondamentali che da sempre costituiscono il cuore del Mercato Unico europeo: la libera circolazione di beni, persone, servizi e capitali. Questa nuova libertà sarebbe dedicata alla ricerca, all’innovazione, ai dati, alle competenze e all’istruzione, con l’obiettivo di integrare i fattori della conoscenza nel nucleo del progetto europeo.
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3. Opportunità per imprese e cittadini nel Mercato Unico europeo
Il Mercato Unico europeo rappresenta una leva strategica per la crescita delle imprese italiane, in particolare delle PMI. Attraverso direttive sugli appalti pubblici, programmi come il Single Market Programme, Horizon Europe e InvestEU, e iniziative di semplificazione normativa e digitale, l’UE promuove competitività, innovazione e sostenibilità. Anche i cittadini beneficiano di diritti, mobilità, sicurezza dei prodotti e nuove opportunità di studio e lavoro.
Coordinamento e governance
La governance del Mercato Unico è oggi al centro di un dibattito strategico sull’efficacia delle politiche europee per la competitività. Il Rapporto Draghi propone l’istituzione di un Competitiveness Coordination Framework (CCF), pensato per superare frammentazioni e lentezze decisionali, rendendo il Mercato Unico più resiliente, integrato e proattivo.
Tra le proposte principali vi sono il rafforzamento del coordinamento tra Stati membri con piani d’azione condivisi, una governance multilivello più efficace, la semplificazione normativa con strumenti comuni e maggiore interoperabilità, l’estensione del voto a maggioranza qualificata in ambiti strategici come energia, difesa e digitale, e l’utilizzo dell’articolo 122 TFUE per interventi rapidi in situazioni di crisi.
Accesso semplificato per le PMI
Nonostante la disponibilità di fondi e strumenti europei, molte PMI incontrano difficoltà pratiche nell’accesso alle opportunità offerte dal Mercato Unico, a causa di barriere amministrative, complessità procedurali e carenza di informazioni.
Per superare queste criticità, l’UE e gli Stati membri hanno introdotto sportelli unici digitali come il portale La Tua Europa e il Funding & Tenders Portal, oltre a programmi di capacity building e assistenza tecnica. Camere di Commercio, enti locali e associazioni di categoria svolgono un ruolo chiave nel supporto operativo alle imprese.
Fondi e strumenti di supporto alle imprese
L’Unione Europea mette a disposizione delle imprese italiane una vasta gamma di programmi e strumenti finanziari per rafforzare la competitività, sostenere l’innovazione e favorire la resilienza economica. Il Single Market Programme (2021–2027), con una dotazione di 4,2 miliardi di euro, mira a consolidare la governance e la competitività delle PMI.
A questo si affiancano Horizon Europe per progetti di ricerca e innovazione, InvestEU per investimenti strategici, il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF) e REACT-EU per occupazione e digitalizzazione. Il Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) promuove formazione professionale e inclusione sociale. Strumenti complementari come COSME, Digital Europe Programme, EU4Health e la Enterprise Europe Network (EEN) rafforzano ulteriormente l’azione dell’UE a favore delle imprese.
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2.3. Rapporto Draghi: Competitività e Sovranità Tecnologica
Il Rapporto Draghi, pubblicato nel 2024, propone di ripensare il Mercato Unico come un’infrastruttura strategica per recuperare competitività rispetto a Stati Uniti e Cina. Le sue priorità sono semplificazione normativa, incentivi agli investimenti e sostegno ai settori chiave per la sovranità tecnologica. L’obiettivo è creare un contesto più prevedibile e integrato, capace di attrarre capitali e favorire l’innovazione.
L’obiettivo del rapporto è recuperare competitività in un contesto globale: negli ultimi dieci anni, il PIL pro capite europeo è aumentato del 6%, contro il 15% degli USA, mentre gli investimenti privati in ricerca e sviluppo sono inferiori di circa il 40% rispetto a quelli americani.
Draghi individua tre linee d’azione fondamentali per rafforzare la competitività europea.
1. Semplificazione e prevedibilità normativa
Oggi le imprese devono affrontare regole frammentate e procedure lente, che rappresentano un ostacolo alla crescita. Per esempio, aprire una filiale in un altro Stato membro può richiedere fino a tre o quattro volte più tempo rispetto agli Stati Uniti. Per superare queste difficoltà, il Rapporto propone di armonizzare le norme e ridurre le differenze fiscali e autorizzative, introdurre procedure più rapide con sportelli unici per le imprese e garantire un quadro normativo stabile, così da ridurre l’incertezza e facilitare la pianificazione degli investimenti.
2. Politica industriale e concorrenza flessibile
Secondo Draghi, le regole sugli aiuti di Stato devono diventare più adattabili per permettere interventi mirati nei settori strategici, senza però compromettere la concorrenza. Questo significa maggiore flessibilità per i progetti di scala europea, strumenti temporanei per sostenere investimenti in tecnologie critiche e criteri chiari per gli interventi pubblici, così da evitare distorsioni del mercato.
3. Settori prioritari per la sovranità tecnologica
Il Rapporto sottolinea la necessità di concentrare risorse pubbliche e private in alcuni ambiti cruciali. In campo digitale, l’attenzione va all’intelligenza artificiale, al cloud e ai semiconduttori; nell’energia, alle tecnologie per la decarbonizzazione; nella difesa e nello spazio, allo sviluppo di capacità industriali e filiere resilienti; mentre nel settore farmaceutico, alla produzione di principi attivi e all’innovazione biotech. Per sostenere questi comparti, Draghi propone strumenti finanziari dedicati, come garanzie, fondi orientati a missioni strategiche e partenariati pubblico-privati, oltre a mercati dei capitali più integrati, in grado di favorire fusioni e aggregazioni transfrontaliere.
Per le PMI, queste misure possono tradursi in vantaggi concreti: accesso più semplice a capitali e incentivi, tempi più rapidi per autorizzazioni e procedure, riduzione dei costi di ingresso nei mercati europei e possibilità di partecipare a filiere industriali strategiche. Tuttavia, il Rapporto avverte che questi benefici non sono automatici: occorre progettare strumenti accessibili, con sportelli unici, standard comuni e programmi di formazione e assistenza tecnica per colmare i divari di competenze e capacità manageriali.
In sintesi, il Rapporto Draghi punta a un Mercato Unico più semplice, integrato e orientato alla crescita, capace di sostenere la competitività europea e offrire nuove opportunità alle imprese. Per le Camere di Commercio e le PMI, ciò significa un contesto più prevedibile, meno frammentato e con maggiori possibilità di finanziamento e internazionalizzazione.
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2.4. 28° Regime: regole semplificate per espansione transfrontaliera
Il 28° regime propone un quadro giuridico opzionale che consente alle imprese di operare in tutta l’UE sotto regole uniche e armonizzate. Mira a ridurre oneri amministrativi e costi di conformità, facilitando l’espansione transfrontaliera grazie a procedure digitali comuni, come la costituzione di un’impresa in 48 ore.
Il dibattito sul futuro del Mercato Unico europeo ha riportato al centro la proposta del cosiddetto “28° regime”, già presentata nel Competitiveness Compass della Commissione e ora rilanciata nella nuova Strategia per il Mercato Unico. L’idea è quella di creare un quadro giuridico opzionale, pensato per superare le barriere normative e amministrative che ancora oggi frammentano il mercato interno in 27 sistemi nazionali. Per le PMI e le start-up si tratterebbe di un cambiamento di grande rilievo: la possibilità di operare in tutta l’Unione sotto un unico insieme di regole semplici e armonizzate.
Il 28° regime non sostituirebbe le normative nazionali, ma offrirebbe un’alternativa volontaria a chi desidera crescere oltre i confini del proprio Paese. Un’impresa potrebbe adottarlo al momento della costituzione o in una fase successiva, beneficiando così di procedure uniformi e di una supervisione centralizzata, affidata all’ESMA in collaborazione con le autorità nazionali. L’obiettivo è di ridurre i costi di conformità, semplificare l’espansione transfrontaliera e favorire la nascita di prodotti e servizi paneuropei.
Il 28° regime punta ad offrire un quadro normativo più semplice e prevedibile, capace di abbattere le barriere operative e rendere l’espansione oltre confine più accessibile. La proposta si inserisce in una strategia più ampia, che prevede anche la digitalizzazione delle procedure amministrative, l’introduzione di un passaporto digitale dei prodotti, l’uniformazione dell’etichettatura e la possibilità di costituire un’impresa in appena 48 ore tramite una piattaforma comune. Interventi apparentemente tecnici, ma che rispondono a esigenze molto concrete delle imprese e possono incidere in maniera significativa su tempi e costi operativi.
La natura opzionale del regime potrebbe creare un mercato a due velocità, con alcuni Paesi pronti ad adottarlo e altri più cauti. La supervisione centralizzata e le differenze tra tradizioni giuridiche nazionali potrebbero inoltre incontrare resistenze politiche. Per questo la Commissione prevede un monitoraggio costante e, se necessario, l’introduzione entro il 2027 di un Single Market Barriers Prevention Act, con l’obiettivo di prevenire nuove frammentazioni.
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2.5. Nuova Strategia per il Mercato Unico 2025: misure chiave
La strategia, presentata nel maggio 2025, punta a rilanciare l’integrazione economica europea attraverso nove pilastri che includono semplificazione normativa, digitalizzazione e sostegno alle PMI. Tra le misure principali figurano lo SME ID, il passaporto digitale dei prodotti e un piano per eliminare le barriere più dannose, con l’obiettivo di rendere il mercato più competitivo e accessibile.
La nuova Strategia per il Mercato Unico, presentata dalla Commissione Europea il 21 maggio 2025, segna un passo decisivo per rilanciare e modernizzare il principale motore economico dell’Unione. La strategia individua nove aree di intervento con priorità che toccano da vicino le imprese: eliminare le barriere più dannose, semplificare il quadro normativo, sostenere le PMI, accelerare la digitalizzazione e garantire una concorrenza leale. Un obiettivo specifico è la rimozione delle Terrible Ten; per superare questi freni, la Commissione propone soluzioni concrete come il passaporto digitale dei prodotti, l’adozione di specifiche comuni quando mancano standard armonizzati e la creazione di una piattaforma unica per le dichiarazioni di distacco dei lavoratori.
Le PMI e le imprese a media capitalizzazione occupano una posizione centrale nella nuova agenda. Tra le iniziative più rilevanti figurano lo SME ID, che semplificherà l’accesso ai servizi in tutte le lingue dell’UE, lo SME Check, che valuterà l’impatto delle nuove norme sulle imprese più piccole, e la nuova categoria delle Small Mid-Caps (SMC), per estendere strumenti di sostegno anche alle aziende in fase di crescita. Grande spazio è dedicato inoltre alla digitalizzazione: dalla piena operatività del Single Digital Gateway all’estensione del passaporto digitale dei prodotti fino alla digitalizzazione degli appalti pubblici, con l’obiettivo di ridurre tempi e costi e rendere le procedure “digital by default”.
Infine, la Commissione punta a garantire un’applicazione più efficace delle regole comuni. Sono previste una strategia annuale di enforcement, la nomina in ogni Stato di uno “Sherpa del Mercato Unico” e, in caso di nuove criticità, l’adozione di un Barriers Prevention Act. La strategia offre alle imprese europee, in particolare alle PMI, strumenti concreti per operare in un contesto più semplice, integrato e competitivo. Il ruolo delle Camere di Commercio sarà fondamentale per accompagnare le aziende nella comprensione e nell’utilizzo delle nuove opportunità, rafforzando così la capacità dell’Europa di crescere e innovare.
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2.6. Pacchetto Omnibus: semplificazione normativa e sostenibilità
Nel quadro della nuova agenda strategica europea delineata dalla Commissione von der Leyen per il periodo 2024–2029, la sostenibilità e la competitività sono state poste al centro dell’azione politica. In questo contesto, la Bussola per la Competitività, presentata il 29 gennaio 2025 e ispirata alla Relazione Draghi, ha tracciato le direttrici per rafforzare la capacità dell’Europa di innovare, investire e crescere in modo sostenibile.
Proprio all’interno di questa cornice si inserisce il Pacchetto Omnibus, presentato dalla Commissione il 26 febbraio 2025. Si tratta di una proposta legislativa articolata in due pacchetti di modifiche normative, con l’obiettivo di semplificare e razionalizzare l’applicazione di alcune delle principali direttive europee in materia di sostenibilità. L’intento è duplice: da un lato, alleggerire gli oneri di compliance per le imprese, in particolare PMI e aziende con risorse limitate; dall’altro, mantenere elevata l’ambizione ambientale e sociale dell’Unione.
Queste proposte, se da un lato rispondono alle richieste di semplificazione e proporzionalità, dall’altro sollevano interrogativi sulla tenuta degli impegni ESG e sulla coerenza del quadro normativo europeo. In particolare, molte imprese che avevano già avviato il processo di adeguamento si trovano ora in una fase di incertezza, tra obblighi già vigenti e modifiche ancora in discussione.
Il Pacchetto Omnibus rappresenta dunque un passaggio cruciale nella costruzione di un quadro normativo europeo più semplice, coerente e accessibile, ma anche un banco di prova per la capacità dell’Unione di conciliare ambizione ambientale e sostenibilità economica in un contesto globale sempre più complesso.
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4. Resilienza e governance del Mercato Unico
Il Mercato Unico europeo è un meccanismo che deve saper reagire a crisi, trasformazioni tecnologiche e nuove esigenze economiche. La resilienza si costruisce attraverso regole più moderne, modalità di monitoraggio avanzate e l’uso strategico dei dati. La governance europea combina innovazione normativa, digitalizzazione e analisi economica per garantire trasparenza, concorrenza leale e decisioni basate su evidenze. La resilienza del Mercato Unico si fonda su canali normativi e digitali come i passaporti dei prodotti e la marcatura CE elettronica, che rafforzano trasparenza e sicurezza. La Commissione europea utilizza modelli innovativi come FIDELIO e indicatori comparativi per valutare l’impatto delle politiche e guidare le scelte strategiche. Piattaforme digitali e iniziative come il Single Digital Gateway o la European Chips Survey completano un quadro di governance che integra monitoraggio, digitalizzazione e concorrenza leale.
Negli ultimi anni il Mercato Unico ha affrontato trasformazioni profonde, che hanno reso necessario rafforzarne la resilienza e aggiornarne i meccanismi di governance. L’Unione europea ha introdotto strumenti normativi innovativi, come i passaporti digitali dei prodotti e la marcatura CE elettronica, che consentono di verificare in tempo reale la conformità agli standard di sicurezza, salute e tutela ambientale. Queste soluzioni aumentano la trasparenza, riducono le contraffazioni e agevolano il ricondizionamento e il riciclo, a beneficio dell’economia circolare. Un ruolo decisivo continua a essere svolto dalla standardizzazione: allineare gli standard europei a quelli internazionali favorisce la competitività delle imprese, soprattutto nei settori emergenti e sostenibili.
Parallelamente, la Commissione europea ha costruito un sistema avanzato di monitoraggio economico e industriale, che combina modelli previsionali e indicatori comparativi. Tra questi spicca FIDELIO, sviluppato dal Joint Research Centre, un modello multisettoriale capace di stimare l’impatto delle politiche europee sull’economia e sull’ambiente, tenendo conto di variabili come dazi doganali, aiuti di Stato o interruzioni delle catene di fornitura. Recentemente, il modello è stato aggiornato per includere una prospettiva specifica sulle piccole e medie imprese, così da rappresentarne meglio esigenze e vulnerabilità.
Gli indicatori di innovazione come l’European Innovation Scoreboard e il Regional Innovation Scoreboard permettono di confrontare la performance dei sistemi nazionali e regionali, evidenziandone i punti di forza ed i margini di miglioramento. Inoltre, piattaforme digitali come l’EU Open Data Portal o Tenders Electronic Daily garantiscono un accesso trasparente a informazioni economiche e avvisi di gara, offrendo alle imprese, in particolare alle PMI, strumenti utili per monitorare i mercati e cogliere nuove opportunità. Per gli operatori economici, la capacità di leggere e utilizzare questi dati rappresenta un vero vantaggio competitivo.
La governance del Mercato Unico si rafforza anche grazie alla digitalizzazione delle procedure. Il Single Digital Gateway facilita l’operatività transfrontaliera delle imprese, mentre indagini come la European Chips Survey contribuiscono a mappare la domanda di semiconduttori e a individuare le vulnerabilità delle catene di approvvigionamento in settori tecnologici critici. In questo modo l’UE persegue l’obiettivo di una maggiore sovranità tecnologica e di una più solida resilienza industriale.
Nel complesso, la resilienza del Mercato Unico si fonda dunque su un sistema integrato di norme, strumenti di monitoraggio e processi digitali che ne sostengono l’evoluzione. Per le imprese e per le Camere di Commercio, questo ecosistema rappresenta non solo un contesto regolatorio da rispettare, ma una risorsa strategica per orientare le scelte, pianificare il futuro e partecipare da protagonisti alla trasformazione industriale europea.
5. Il Mercato Unico nella dimensione globale
Il Mercato Unico è al tempo stesso motore di integrazione interna e piattaforma strategica per l’azione dell’Europa nello scenario mondiale. In un contesto di crescente competizione geopolitica, l’UE punta a bilanciare apertura e autonomia strategica, tutelando la concorrenza e rafforzando la capacità industriale. Attraverso accordi, standard internazionali e alleanze strategiche, l’Europa proietta la propria influenza globale e crea nuove opportunità per imprese e cittadini. Sul piano internazionale, il Mercato Unico combina apertura e autonomia strategica attraverso procedure come il Regolamento sui sussidi esteri, l’International Procurement Instrument e la partecipazione all’Accordo GPA dell’OMC. L’allineamento agli standard globali, gli accordi di mutuo riconoscimento e iniziative di cooperazione tecnica rafforzano la competitività delle imprese europee.
Il Mercato Unico europeo è una piattaforma per l’impegno dell’Europa nell’economia globale. Con l’intensificarsi della competizione internazionale e le trasformazioni geopolitiche, l’UE ha ridefinito il proprio approccio fondandolo sul principio di autonomia strategica aperta: rimanere aperti al commercio e agli investimenti, riducendo al contempo le dipendenze in settori critici e rafforzando la capacità di agire in autonomia. La pandemia di COVID-19 ha mostrato quanto la dipendenza da forniture esterne possa compromettere la resilienza europea, in particolare per farmaci, semiconduttori e materie prime. Per questo la Commissione ha individuato 137 prodotti strategici soggetti a vulnerabilità e ha promosso alleanze industriali in ambiti come semiconduttori, cloud, aerospazio e aviazione a zero emissioni, con l’obiettivo di attrarre investimenti, stimolare ricerca e consolidare capacità produttive. Per le PMI, queste iniziative aprono l’accesso a reti di innovazione, nuovi modelli di business e opportunità di finanziamento.
Sul piano commerciale, l’UE partecipa all’Accordo sugli Appalti Pubblici (GPA) dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), un trattato multilaterale che mira a garantire trasparenza, concorrenza leale e accesso non discriminatorio ai mercati degli appalti pubblici tra i Paesi aderenti. Il GPA consente alle imprese europee di partecipare a gare pubbliche in altri Paesi firmatari, aprendo opportunità globali per oltre 1.300 miliardi di euro. Tuttavia, molti Paesi extra-UE mantengono restrizioni e pratiche discriminatorie. Per garantire reciprocità, Bruxelles ha introdotto l’International Procurement Instrument, che consente di reagire a barriere imposte da partner commerciali, rafforzando la capacità negoziale europea. A questo si affianca il Regolamento sui Sussidi Esteri, in vigore dal 2023, che consente alla Commissione di indagare e correggere distorsioni causate da finanziamenti pubblici extra-UE, applicandosi a grandi appalti e operazioni di fusione. In questo modo, l’UE tutela la concorrenza leale e l’integrità del Mercato Unico.
Un ruolo decisivo per l’apertura internazionale è svolto dalla standardizzazione. La standardizzazione svolge un ruolo cruciale nell’apertura internazionale delle imprese europee. L’allineamento tra le norme europee e gli standard globali consente di ridurre le barriere tecniche e di facilitare l’accesso ai mercati extraeuropei. Le principali organizzazioni internazionali coinvolte in questo processo sono ISO (International Organization for Standardization), IEC (International Electrotechnical Commission) e ITU (International Telecommunication Union), che definiscono regole tecniche condivise a livello mondiale. L’Unione Europea collabora attivamente con queste organizzazioni per garantire che le norme europee siano compatibili con gli standard internazionali, evitando così che le imprese debbano adattare i propri prodotti a requisiti diversi in ogni mercato.
Questa armonizzazione è sostenuta da accordi specifici, come il Vienna Agreement tra ISO e CEN e il Dresden Agreement tra IEC e CENELEC (European Committee for Electrotechnical Standardization), che mirano a ridurre duplicazioni normative e costi per le aziende. Inoltre, l’UE promuove progetti di cooperazione tecnica con Paesi strategici per rafforzare il dialogo sulla standardizzazione e aumentare la visibilità europea nella definizione delle regole globali. Tra questi progetti figurano SESEI (Seconded European Standardization Expert in India) e SESEC (Seconded European Standardization Expert in China), che facilitano il confronto tecnico e la convergenza normativa con mercati chiave come India e Cina. Infine, grazie agli accordi di mutuo riconoscimento con Paesi come Canada, Giappone, Australia e Stati Uniti, le certificazioni europee possono essere accettate direttamente all’estero. Questo meccanismo semplifica l’export, riduce tempi e costi di accesso ai mercati internazionali e rafforza la competitività delle imprese europee.
Il Mercato Unico è al tempo stesso fondamento della crescita interna e leva di competitività globale. Per le imprese italiane e per le Camere di Commercio, ciò significa non solo rispettare un sistema normativo coerente, ma soprattutto cogliere le opportunità offerte dalla partecipazione a catene del valore europee e internazionali, dalle alleanze industriali ai mercati pubblici globali.
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6. Il Mercato Unico Digitale: verso una sovranità tecnologica europea
Il Mercato Unico Digitale è il pilastro della strategia europea per rafforzare la competitività e la sovranità tecnologica. Mira a eliminare le barriere digitali, armonizzare le regole e semplificare l’accesso ai mercati, offrendo alle imprese, in particolare alle PMI , strumenti innovativi per crescere in un contesto integrato. Attraverso piattaforme digitali, reti di cooperazione e normative comuni, l’UE punta a creare un ecosistema sicuro, trasparente e favorevole all’innovazione, capace di sostenere la trasformazione digitale e la resilienza economica.
Negli ultimi anni, l’UE ha compiuto passi decisivi per rendere il mercato digitale più accessibile e sicuro. Sono stati eliminati ostacoli come le tariffe di roaming e sono state introdotte regole comuni per la protezione dei dati, la privacy e la sicurezza informatica. Oggi, con la Bussola per il digitale 2030, l’Europa guarda al futuro con obiettivi chiari: rafforzare le competenze digitali, promuovere l’uso di tecnologie come cloud, big data e intelligenza artificiale, garantire infrastrutture digitali avanzate e rendere i servizi pubblici pienamente accessibili online. Questi traguardi non sono solo ambizioni politiche, ma opportunità concrete per le imprese italiane di crescere, innovare ed espandersi oltre confine.
In questo contesto, strumenti come il portale “La Tua Europa” assumono un ruolo centrale. Integrato nel Regolamento sullo Sportello Digitale Unico, il portale semplifica l’accesso alle normative e ai servizi nazionali ed europei, riducendo la frammentazione regolatoria e offrendo maggiore certezza giuridica. Per le PMI, significa poter operare con più efficienza e meno rischi; per le Camere di Commercio, significa poter offrire consulenza più mirata e promuovere nuove opportunità imprenditoriali.
La nuova legislazione digitale europea rafforza ulteriormente questo quadro. Il Digital Services Act e il Digital Markets Act regolano rispettivamente i servizi digitali e le grandi piattaforme online, garantendo trasparenza e concorrenza leale. Il Data Act, applicabile dal 2025, disciplina l’accesso e la condivisione dei dati generati dai dispositivi connessi, favorendo l’interoperabilità tra sistemi e l’innovazione nei processi produttivi. L’AI Act, primo regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, stabilisce regole proporzionate in base al rischio, tutelando i cittadini e aprendo nuove prospettive per settori strategici come le energie rinnovabili, le costruzioni sostenibili e la meccanica avanzata.
A livello operativo, l’UE ha introdotto strumenti digitali e reti di cooperazione che rafforzano la sorveglianza del mercato e tutelano la concorrenza. Sistemi come ICSMS e Safety Gate permettono di monitorare i prodotti non conformi e di intervenire rapidamente per proteggere consumatori e imprese. La EU Product Compliance Network facilita la collaborazione tra autorità nazionali, promuovendo indagini congiunte e scambi di buone pratiche.
Infine, il Mercato Unico Digitale si sta attrezzando per affrontare anche le crisi future. Con l’Internal Market Emergency and Resilience Act (IMERA), l’UE ha introdotto meccanismi per garantire la libera circolazione anche in situazioni di emergenza, inclusi approvvigionamenti congiunti di beni essenziali. Iniziative come il Single Digital Gateway e strumenti di monitoraggio delle catene di approvvigionamento, come la European Chips Survey, rafforzano la capacità dell’Europa di agire in settori tecnologici critici.
Per le PMI e le Camere di Commercio, tutto questo si traduce in un contesto imprenditoriale più integrato, competitivo e favorevole all’innovazione. Il Mercato Unico Digitale non è solo una cornice normativa: è una piattaforma concreta per crescere, collaborare e costruire il futuro dell’economia europea.
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7. Il Mercato Unico Verde: motore della transizione ecologica europea
Il Mercato Unico Verde rappresenta la risposta dell’Unione Europea alle sfide climatiche e industriali, con l’obiettivo di coniugare sostenibilità e competitività. Questa evoluzione del mercato interno promuove la decarbonizzazione, l’economia circolare e l’uso efficiente delle risorse, creando nuove opportunità per le imprese e riducendo le dipendenze strategiche. Attraverso regole armonizzate, strumenti finanziari e innovazioni tecnologiche, il Mercato Unico Verde diventa il motore della transizione ecologica europea, garantendo resilienza e crescita sostenibile.
La transizione verde implica una revisione profonda del modello economico europeo. L’uso efficiente delle risorse, la promozione dell’economia circolare e la decarbonizzazione dei settori produttivi diventano leve strategiche per ridurre le dipendenze da Paesi terzi, stimolare l’innovazione e garantire sicurezza economica. Indicatori come la produttività delle risorse, il riciclo dei rifiuti urbani e l’indice di eco-innovazione guidano le politiche europee, orientando gli investimenti e le riforme.
Un elemento chiave è la progettazione ecocompatibile dei prodotti, regolata dal nuovo Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR). In vigore dal luglio 2024, il regolamento impone criteri obbligatori di durabilità, riparabilità, efficienza energetica e tracciabilità digitale, quest’ultima garantita dal Passaporto Digitale del Prodotto. Questo strumento consente di raccogliere e condividere informazioni essenziali sul ciclo di vita dei prodotti, facilitando il riuso, la manutenzione e il riciclo, e rafforzando la trasparenza lungo le catene del valore.
La creazione di un vero Mercato Unico del Riciclo è essenziale per garantire la disponibilità di materie prime critiche e ridurre l’impatto ambientale. Per le imprese, significa poter contare su definizioni armonizzate di rifiuto, standard di qualità per i materiali riciclati e regole semplificate per il trasporto transfrontaliero. L’interoperabilità dei sistemi digitali è un ulteriore fattore abilitante, che consente di integrare meglio i flussi di materiali e dati tra Stati membri.
Nel quadro del Green Deal europeo e del pacchetto Fit for 55, la decarbonizzazione dell’economia è al centro delle politiche industriali. Il settore dei trasporti, ad esempio, è oggetto di interventi mirati come la proposta di regolamento sulle flotte aziendali pulite, che punta a elettrificare i veicoli entro il 2030, superando le disparità tra Stati membri e armonizzando gli incentivi.
La transizione energetica richiede investimenti significativi nelle reti elettriche e nella produzione di energia rinnovabile. La semplificazione delle procedure di connessione alla rete e la creazione di una Clean Energy Delivery Agency sono misure cruciali per accelerare l’elettrificazione e l’integrazione delle tecnologie a zero emissioni. Per le PMI, questo significa poter accedere più facilmente a infrastrutture energetiche moderne e sostenibili.
Per rendere il Mercato Unico Verde pienamente operativo, è necessario un quadro di governance semplificato e coerente. L’integrazione dei piani nazionali nel National Energy and Climate Plan (NECP), la razionalizzazione degli strumenti di finanziamento e la proposta di un Single Rulebook per l’accesso ai fondi UE sono soluzioni concrete per migliorare l’efficienza amministrativa e facilitare l’accesso delle imprese alle risorse disponibili.
Strumenti come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) orientano gli investimenti verso attività sostenibili, ma richiedono maggiore armonizzazione per ridurre gli oneri burocratici e garantire coerenza tra gli strumenti. Per le PMI, una maggiore chiarezza normativa è fondamentale per pianificare investimenti e strategie di crescita.
Le politiche industriali europee rafforzano questo processo. Il Chips Act, il Net-Zero Industry Act e il Critical Raw Materials Act, tutti adottati tra il 2022 e il 2024, puntano a rafforzare la capacità produttiva interna, ridurre le dipendenze strategiche e garantire l’approvvigionamento di tecnologie e materiali essenziali. I percorsi di transizione industriale elaborati dal Forum Industriale europeo offrono orientamenti e strumenti operativi per ecosistemi produttivi come costruzioni, agroalimentare e chimica, sostenuti da consultazioni pubbliche e dalla Stakeholder Support Platform, che facilita il coinvolgimento degli attori economici e territoriali.
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1. Il Mercato Unico europeo: un’opportunità per le imprese
Dalla sua creazione, oltre 30 anni fa, il mercato unico è un potente catalizzatore per la crescita, la prosperità e la solidarietà dell'Europa. Con 26 milioni di imprese e 450 milioni di consumatori, l'Europa è oggi il secondo mercato mondiale, con un PIL di 18.000 miliardi di € che rappresenta il 18% dell'economia mondiale. Il Mercato Unico europeo è il pilastro dell’integrazione economica dell’UE, fondato sui Trattati e regolato da un corpus normativo che garantisce la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone. Con un sistema articolato di regole armonizzate, dalla normativa sugli appalti pubblici alle direttive sulla sicurezza dei prodotti, assicura un contesto prevedibile per imprese e consumatori. Grazie a standard comuni, procedure semplificate e strumenti di governance condivisi, sostiene la competitività, l’innovazione e la resilienza delle filiere industriali, offrendo all’Italia un accesso privilegiato a un mercato integrato di scala continentale.
Il Mercato Unico si fonda sulla libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, eliminando le barriere che in passato frammentavano i mercati nazionali. Per le imprese, ciò significa poter offrire i propri prodotti e servizi in tutti i Paesi dell’Unione senza dover affrontare regole diverse in ogni Stato membro. Per i consumatori, significa avere accesso a una gamma più ampia di prodotti, a prezzi più competitivi e con standard di sicurezza elevati. Questo sistema non è statico: richiede un costante lavoro di aggiornamento delle norme e di rimozione degli ostacoli che possono limitare la concorrenza e l’innovazione.
Un elemento chiave per le imprese è l’armonizzazione delle regole nei settori industriali. In molti ambiti, come macchinari, dispositivi medici, giocattoli o prodotti energetici, le norme europee sostituiscono quelle nazionali, semplificando l’accesso al mercato. Il marchio CE è il simbolo di questa armonizzazione: rappresenta la conformità del prodotto agli standard europei e consente la sua libera circolazione in tutti i 27 Stati membri senza ulteriori controlli. Per le PMI italiane, questo si traduce in meno burocrazia, costi ridotti e maggiore facilità di integrazione nelle catene del valore europee.
Quando non esistono regole comuni, entra in gioco il principio del riconoscimento reciproco: un prodotto legalmente commercializzato in uno Stato membro può essere venduto anche negli altri, salvo eccezioni legate alla tutela della salute, della sicurezza o dell’ambiente. Questo principio è essenziale per evitare frammentazioni e garantire che le imprese possano crescere senza ostacoli ingiustificati.
Per le imprese italiane, il Mercato Unico non è solo un quadro normativo, ma una vera opportunità di crescita. Significa poter competere in un contesto più ampio, sfruttare economie di scala, innovare e accedere a nuovi clienti senza affrontare barriere aggiuntive. In un’economia sempre più interconnessa, la capacità di muoversi con agilità all’interno di questo spazio integrato è una condizione essenziale per rafforzare la competitività e cogliere le sfide del futuro.
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